E, fra i più giovani, Maria Savino che, dopo l’esperienza della Biennale, ha pensato di rendere omaggio a un grande umbro: Alberto Burri. E ha preparato una serie di “neri”, luminosi e splendenti, accesi da intarsi gialli e d’oro che rendono viva la materia, in un esercizio di assoluto formalismo, nello spirito dei maestri del gotico internazionale, che assorbivano tutta la luce nel fondo d’oro.
La ricerca artistica della Savino si fa così mistica, in una attrazione dello sguardo verso un buio che manda luce, come nell’esperienza descritta da Juan de la Cruz.
La Savino, in tal modo, tiene insieme la pittura e l’arte concettuale, perseguendo un constante rigore formale in tempi di disordine e confusione. Anche negli intarsi policromi si riaffaccia la lezione dell’ultimo Burri, reinterpretato in chiave lirica, con delicatezze cromatiche nuove. Ancora esercizi intorno a un modulo definito, in un ritmo iterativo come quello delle preghiere.