C’è una poesia che diviene immagine, segno e simbolo. Questo avviene perché le persone hanno bisogno di avere ricordi che possano rischiarare quelli che sono già nella memoria e che hanno i toni del buio e delle tenebre.
Ci sono immagini che diventano parola, poesia perché il ricordo si fissi più a lungo, perché il buio di certe notti non trasmuti in tenebra perché ci sia un’alba comunque, nonostante tutto, nonostante il tempo che vola e i tempi della vita.
È così che si comprende il fare arte di Elisa Fossati, è così che si può dare un senso al suo sguardo disarmante e al suo sorriso di giovane donna col cuore di bimba, senza tempo né tempi.
Ogni sua immagine è pura evocazione per questo la sua ricerca è stata lunga, minuziosa, soprattutto coraggiosa per chi come lei preferisce la sordina, il silenzio e il guardare senza che gli altri si accorgano. Le sue immagini vanno contemplate nel vero senso etimologico del termine. Cum Templum cioè, nella sintesi, con lo spazio del cielo.
Non serve avere una fede, serve avere coraggio di guardare oltre, serve fermarsi e leggere il brano che lei ha scritto in ogni imnagine perché l’emanazione sia più efficace e la contemplazione più spontanea.
Ecco che le cose fatte dall’ uomo missili, ombrelli e mura diventano bellezza come gli alberi d’una foresta, come un tramonto o un’alba. Ecco che l’immagine con l’Eros e la Psiche di Elisa diviene poesia e la poesia immagine perché si possa rimanere incantati, perché si possano avere i ricordi migliori, le memorie più belle.
Alberto D'Atanasio
Tra i grandi dilemmi dell’Arte e della Storia, quello drammatico di Antigone e quello buffo di Federigo di Boccaccio, potremmo porre qui il polimorfo “Dilemma di Elisa”.
Quando una fotografia è poetica?
E se è una fotografia d’Arte ha qualcosa a che fare con “Techné”?
E se si l’una e l’altra cosa condividono?
La parola scritta può essere un contenuto delle Fotografia o non diventa un artifizio che implica letteratura o poesia, travalicando le categorie dell’immagine e dello scritto?
Portando “avanti” quella che negli ani ‘60 era la “Poesia Visiva”, Elisa ne fa un’applicazione “Poetica” utilizzando le attuali tecnologie che, il “taglia e incolla” lo fanno tra un pixel e l’altro mentre “allora” era fatto con vere forbici e con la famosa colla “Cow Gum”, come gli “Operatori Culturali” del tempo ricordano.
Ma oltre alle forbici digitali, la “Poetica” di Elisa si manifesta con l’uso dei generatori di testo per sovrascrivere le sue foto, collocando, in punti semanticamente privilegiati, “pensieri” brevi, autentiche poesie, senza schema, ma originate da un forte “afflato poetico”, creativo e fortemente innovativo.
C’è, trasparente, un grande romanticismo sia nelle foto sia nelle poesie che, nel “collage” cercano, e trovano, un differente mezzo di comunicazione che travalichi gli schemi e che consenta una possibilità espressiva allargata, aperta alle emozioni che diventano immagini d’Arte, nel senso proprio di Techné per una Poetica che, da un tempo retrò, trova la sua Avant Carde.
Una “Poesia Visiva” non critico politica, come quella antica del secolo passato, ma Poetica e Ri-Generativa per il tempo presente, per il futuro. La Poetica immaginifica di Elisa Fossati.
Roberto Villa