Si è inaugurata con il sorriso di Elena Borboni e Vincenzo Pazzi la doppia personale alla Milano Art Gallery. Sabato 14 aprile, alle 18.00 in via G. Alessi 11, alla storica galleria nel cuore della grande metropoli i due artisti hanno brindato alla Mostra dei vincitori de La Signora delle stelle, un’esposizione-concorso in memoria della celebre astrofisica Margherita Hack.
Tenutosi qui dal 16 dicembre 2017 al 10 gennaio di quest’anno, l’evento a cui i due premiati hanno preso parte si proponeva di onorare il ricordo della nota professoressa con dipinti, sculture, istallazioni, fotografie.
Sempre organizzata dal manager della cultura Salvo Nugnes, direttore della Milano Art Gallery, l’esibizione riservata ai due vincitori si è aperta nei giorni in cui Milano ha ospitato Miart, la fiera d’arte più importante di tutta la Penisola per quanto concerne il mondo dell’arte contemporanea, moderna e del design.
Dal 14 aprile, dunque, al 30, le opere di Elena Borboni, insignita del primo premio, e di Vincenzo Pazzi, che invece ha ottenuto il secondo, rimarranno alla Milano Art Gallery, aperta al grande pubblico.
Andando a conoscere meglio i premiati, si scopre che Alberto D’Atanasio, direttore del museo Modigliani, così parla di Elena Borboni: «Lasciate […] che dalle opere di questa artista entri nella vostra anima quella voce antica che fa riscoprire le cose semplici, quelle piccole, perché è lì, ci racconta Elena, che si nasconde la scintilla dell’infinitamente grande.
E allora sarà dopo che si potrà parlare di come la sua pittura sia splendida unione di informale-astratto e figurativo. È come se i contrasti semantici di Botticelli trovassero nelle sue opere giusta collocazione, adeguato riscontro».
Di Vincenzo Pazzi dice invece: «Quest’artista ha coniugato un messaggio antico che parte da Esiodo e arriva a Piet Mondrian. Ogni sua opera è bilanciamento di toni, di segni, è un vero e proprio percorso dove Arianna svela ancora all’eroe come vincere la paura. Ed ecco allora che hanno un senso i suoi colori puri che stagliano lo spazio, lo definiscono e bilanciano vuoti e pieni così come aveva percepito Mondrian, così come hanno percepito i monaci tibetani quando compongono un mandala, così come percepisce Vincenzo Pazzi quando ci rivela il mistero in ogni sua opera».