Ho avuto modo di scorgere i primi lavori di Maria Savino una quindicina di anni fa, appesi alle pareti nel corridoio di uno studio professionale in Brianza. Due opere pittoriche di dimensioni contenute che destarono la mia curiosità per la loro densità materica e la cromia accesa, che mi ricordarono in un primo momento certi lavori di Carlo Mattioli legati al ciclo delle Acque morte.
Ho poi rivisto le sue opere a distanza di vari anni, in occasione di un ricevimento dove era stata allestita una mostra collettiva tutta al femminile, artiste di diversa formazione. Un incontro interessante per la freschezza delle opere, alcune delle quali sicuramente ancora acerbe e in fase riflessiva rispetto alle ricerche avviate dalle loro autrici. In tale contesto, ho avuto modo di rivedere i dipinti di Maria, constatando l’evoluzione artistica compiuta in questo lasso di tempo. Notai pure il divario esistente tra la sua espressione pittorica e quella delle altre partecipanti, che mi spinse a invitare la Savino a un’esposizione organizzata al centro “Materima” di Casalbeltrame, una mostra che la vedeva protagonista insieme a un altro pittore e a un fotografo. L’evento riscosse un particolare consenso da parte del pubblico e della critica.
Ciò che posso ora affermare è che ogni autore ha bisogno di tempo e di “compagni” ideali per intraprendere con cognizione di causa il viaggio attraverso l’arte. Compagni di avventura quali possono essere critici ed esperti, letterati e poeti, pittori e scultori storici, da assimilare come esempi e referenti per la poetica prescelta, per poi “superarli” grazie alla personale cifra stilistica.
Sono sicuro che Maria Savino troverà la forza, il temperamento e l’audacia necessari per portare a compimento tale processo, il solo a permettere di conoscersi conoscendo a fondo la propria arte.