Gli esordi in pittura di Gillo Dorfles risalgono intorno al 1935 quando inizia a realizzare dipinti di paesaggi animati da una diffusa misteriosa spiritualità, dove vitali indefinibili enigmatiche presenze aleggiano in un’atmosfera simbolica e surreale.
Egli è l’autore infatti di inediti personaggi nati da contaminazioni tra mondo umano, animale e vegetale, fluttuanti e dinamici in un perenne processo di evoluzione: un’arte libera, carica di immagini fantastiche, che non provengono tanto dal mondo esteriore quanto piuttosto da quello interiore dell’artista, assumendo gli infiniti aspetti psicologici e poetici che l’interazione delle forme suggerite dalla sua fantasia può determinare.
Da allora la sua attività pittorica è stata assidua e costante, fondamentale sfondo a tutta la sua vita di noto intellettuale. Sono di quest’ultimo periodo alcune ceramiche in mostra, che Dorfles ha eseguito ad Albisola, in cui risalta la freschezza nell’accostamento dei colori come Contorsione e Concavità, 2012, che richiamano la poetica del Movimento Arte Concreta (1948) nel cui ambito Dorfles, oltre che come artista fondatore, esercitò il ruolo fondamentale di critico e teorico.
Molto sentita poi L’orecchio di Dio, 2011, ceramica dipinta a mano con diversi strati di smalti e graffiata, successivamente cotta a gran fuoco, dove la circolarità del segno sembra captare vibrazioni sonore che non si disperdono mai, né possono sfuggire all’ente divino.
Questa ceramica si riallaccia idealmente ad un suo precedente dipinto, L’orecchio veggente, 1994, in cui l’immagine di un grande orecchio sembra funzionare come un radar che individua ed incamera al suo interno suoni e parole per elaborarne il significato e poi emettere messaggi profetici. Come nella pittura,anche nella ceramica e nella grafica Gillo Dorfles ha la capacità di penetrare la semplice realtà visibile, cogliendo le forze segrete insite in essa, serpeggianti come correnti energetiche a cui ci vuole introdurre e iniziare. Una sorta di panpsichismo pervade la sua arte che si esprime nelle forme e nei colori con uguale intensità, con lo stupore di chi rivela una scoperta che ha il piacere di trasmettere. In Dorfles il colore e il segno, in una originale espressione di libertà, raggiungono e interpretano in modo sorprendente le sfumature più intime della multiforme complessità dell’animo umano.
La curiosità di sperimentare nuove tecniche e tecnologie hanno spinto Dorfles in questi ultimi anni a ingrandire e a trasporre su tela, tramite riproduzione digitale (monotipi digitali), alcuni suoi lavori su carta che egli aveva eseguito con la tempera grassa all’uovo intorno al 1940, presenti in mostra.
Inoltre sono esposte le recenti quattro incisioni della cartella Interferenze, 2011, in cui Dorfles, con rinnovata ispirazione e con un’entusiastica ricerca di segni, ha sperimentato nella tecnica calcografica l’acquaforte e l’acquatinta, creando un originale “quartetto” giocato su uno scambio di colori, come variazioni musicali su un tema di base.