Luciano Berruti si avvicina alla pittura nella prima metà degli anni Settanta, anche se la sua attività professionale è da sempre legata al mondo del colore. Ad Asti tutti conoscono il suo negozio di abbigliamento e la sua esperienza nel settore della maglieria, di cui predilige la lavorazione in cashmere. Grazie all’esperienza maturata in questo settore ha affinato la sua innata sensibilità cromatica, tanto da riuscire a creare originali sfumature e preziose tonalità con il filato pregiato di pelo di capra hircus, creazioni molto apprezzate tanto da importanti case di moda come Zegna e Dunhill of London quanto da stilisti del calibro di Krizia, Valentino, Donna Karan. L’esperienza artistica di Berruti si muove, dunque, sul filo del colore. E su tale filo lo conducono i suoi impegni professionali che lo hanno portato spesso a soggiornare nelle più affascinanti città d’arte del mondo. L’assiduo e intimo contatto con luoghi di rara bellezza hanno esaltato e acceso lo spirito creativo dell’artista, consolidando e rinvigorendo il suo feeling ancestrale con il colore. Ecco, dunque, da dove nasce il bisogno di cimentarsi sulla tela. E, infatti, proprio dalla scintilla dello spirito artistico nascono le sue opere: emozioni tradotte in esperienze visive che contemplano tutta la gamma dell’iride. Cromatismi che fanno vibrare l’anima, a cui è impossibile restare indifferenti, come unanimemente evidenziato da questa breve raccolta di commenti critici.
«Egli approda» scrive lo storico dell’arte Leo Strozzieri «all’essenza del reale trasfigurato quasi e reso in modo stilnovistico. Ogni sua opera è un’apparizione misteriosa e silente, dotata di fascino e raffinata indeterminatezza, evocante quell’atmosfera purgatoriale dantesca per la quale personaggi e ambienti godono di una levità ascensionale mirata al regno della luce sovrana».
Angelo Mistrangelo rintraccia nella produzione dell’artista: «Un dialogo con gli oggetti, con la natura, con le suggestioni di un tempo di ricordi e di sottili emozioni, che Berruti traduce in una rappresentazione in cui il colore costituisce l’elemento determinante della costruzione del quadro».
«Paesaggi evocati intensamente» aggiunge Duccio Trombadori «per sovrapposizione di varietà cromatiche, con effetti di sorprendente naturalezza atmosferica».
«L’artista» scrive Marilina Di Cataldo «non ha un soggetto preferito: tutto ciò che vede – un paesaggio urbano, un panorama collinare, una natura morta – può essere lo spunto per un quadro. Ciò che lo attrae, infatti, non è tanto l’argomento che tratterà sulla tela, quanto il modo in cui questo discorso verrà affrontato. E il suo strumento, nel corso di questo dialogo, è l’aria che ci circonda, che acquista nei suoi quadri uno spessore particolare espresso attraverso il colore. Tutte le immagini che Berruti dipinge, infatti, sembrano viste attraverso un filtro che attenua le linee dritte, lascia indefiniti i contorni, ma soprattutto dona una dominante cromatica che diventa quasi una sigla, un segno di riconoscimento della sua pittura».