Biografia

Giorgio Pastorelli

L'inizio della sua formazione, come capita a molti artisti, è tra i più lontani dall'arte: frequenta ragioneria, ma dopo due anni si rende conto che non è la sua strada, quindi abbandona per frequentare, con profitto, il liceo artistico. Da quel momento gli è chiara la sua strada e lo testimoniano anche i numerosissimi album e raccoglitori, zeppi di schizzi e disegni, che Pastorelli ha raccolto fin dalla sua fanciullezza, quando già sondava le sue capacità artistiche.


Di pari passo procede la sua formazione musicale: suona il flauto traverso e la chitarra acustica ed elettrica e il viaggio nella musica lo affina nell'approccio alla pittura. Oggi Giorgio Pastorelli è il risultato di questa eclettica formazione; non è un caso che il suo studio sia sala di registrazione, dotata di un mixer e di tutti gli strumenti che gli consentono di portare avanti la sua passione per la musica, ma anche vero e proprio atelier in cui l'artista prosegue la sua ricerca pittorica.

 

Dotato di una consumata e straordinaria tecnica, l'artista si è specializzato in una pittura di paesaggio, soprattutto del lago di Garda, dove trascorre qualche mese all'anno e da cui trae ispirazione per proporre scorci di grande e ispirata suggestione, affidandosi ad una pennellata pastosa, fusa, amalgamata, che sortisce effetti chiaroscurali morbidissimi. Il suo modo di interpretare la veduta, lo scorcio, che sia anche l'angolo della sua Cremona, è sempre molto delicato e soffuso: i contorni degli edifici, delle piazze, delle strade sono labili, mai nettamente definiti e creano un'atmosfera di sospensione atemporale, quasi ad estrapolarli dal trascorrere del tempo per evitarne la normale ma inevitabile decadenza, quasi a preservarli in eterno. Talvolta sono scorci anonimi della città o angoli silenziosi del Garda o della campagna circostante, talvolta è il protiro della nostra cattedrale, ma, in ogni caso, la capacità evocativa della sua pittura arriva a trasformarli, ad astrarli, quasi, per farne altro da sé, per straniarli dalla loro dimensione reale.


Come se fosse un viaggiatore, Pastorelli annota situazioni e momenti, particolari giochi di luce, indagando il trascorrere della giornata, prediligendo quell'ora del tramonto che sfalda i contorni e rende evanescenti tutte le cose, temperando armonicamente la materia cromatica, modulando con grande capacità e mestiere i passaggi luministici. Ma Pastorelli è anche altro e sa che la pittura può diventare ironia, una lama sottile che affina il pensiero e tempra i cervelli, e ce ne rendiamo conto in opere come Clonazione e anche in Golden Ticket, decisamente al di fuori dei canoni abituali del suo stile e molto interessanti sotto il profilo tecnico ed espressivo: la dimostrazione di una capacità di analisi della realtà, e anche della fantasia, non comune e la consapevolezza che la pittura può, anzi deve far pensare, magari con un sorriso...

 

 

 

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