Gaetano Carotenuto è un giovane artista calabrese. Nasce a Catanzaro il 14 giugno 1969.
Attualmente vive tra Roma, Londra e Mantova. Intraprende gli studi giuridici. Si laurea in legge e, terminata l’Università, decide di seguire la sua vocazione artistica, seguendo un corso di regia. Asseconda così la sua grande passione per il cinema, per la recitazione e per ogni forma di espressività.
È del 1993 la sua prima importante esperienza cinematografica: lavora con Liliana Cavani, regista e sceneggiatrice che si distingue per talento e capacità nell’ambito del panorama cinematografico italiano. Gaetano Carotenuto partecipa come attore nel film da lei diretto Dove siete? Io sono qui in concorso al Festival del Cinema di Venezia. È, con Chiara Caselli, il protagonista di una storia d’amore tra due ragazzi sordo-muti.
Affina le sue capacità interpretative con la frequenza dell’Actors Studio di New York. La recitazione diventa così la sua principale attività. Ciò gli consente di lavorare con diversi registi, tra cui Luca Verdone ne Il piacere di piacere (2002), Peter Del Monte, accanto a Kasia Smutniak, ne Nelle tue mani (2007), e recentemente con Tonino Zangardi ne Sandrine nella pioggia (2012) accanto ad Adriano Giannini e Goya Toledo.
Alla pittura si appassiona dall’età di 23 anni. Intraprende da subito un’originale ricerca artistica e stilistica, guidata prevalentemente dall’istinto e dall’irrazionalità. Segue l’impeto pulsionale che nasce dalla sua anima, senza filtri o inibizioni. Così l’arte diventa per Carotenuto uno strumento di comunicazione urgente, indispensabile, per esprimere la sfera più intima e segreta del suo sentire, e per entrare lui stesso in contatto con la sua interiorità. Le sue opere si distinguono, oltre che per l’originalità, anche per le grandi dimensioni. L’artista, infatti, utilizza spesso i teloni dismessi dei camion sui quali, agendo con il colore, disegna forme capaci di far rivivere la materia in nome dell’Arte. Trasmette in questo modo anche un messaggio ecologico e invita al riutilizzo degli scarti.
Dedica, inoltre, una serie di opere al misterioso ‘Codice degli Zingari’, da cui trae ispirazione artistica. Gioca, scherza e si diverte con il codice misterioso dei gitani – usato dai rom per comunicare segretamente tra loro – realizzando composizioni di rara bellezza, dal sapore nomade ed esotico, come è del resto tutta la sua arte. Ma il suo non è puro divertissement: intende piuttosto invitare alla riflessione e denunciare le pratiche dell’illegalità.
Partecipa a numerose mostre in sedi rilevanti e prestigiose, basti ricordare Palazzo Reale a Milano e alla Biennale di Venezia, curata dal Professor Vittorio Sgarbi.